BERGOGLIO E PREGIUDIZIO

BERGOGLIO E PREGIUDIZIO. MAURO MAZZA RACCONTA IL REGNO DI PAPA FRANCESCO

 
Marco Tosatti
Cinque anni in poco più di duecento pagine. Mauro Mazza, giornalista scrittore di saggi e romanziere ha pubblicato in questi giorni “Bergoglio e pregiudizio”, una carrellata di fatti, analisi e opinioni sul primo lustro di regno di papa Bergoglio. È un libro che si legge tutto d’un fiato, e che non possiamo non consigliare ai lettori di Stilum Curiae. La figura professionale dell’autore da sola è una garanzia di uno sguardo lucido, competente e appassionato sulle vicende che hanno segnato la vita della Chiesa cattolica dal giorno in cui Jorge Mario Bergoglio è diventato papa.
Mazza mette in evidenza una delle tante contraddizioni di questo regno. Ricorda che “Anche Jorge M. Bergoglio, prete e vescovo argentino, mostrava di avere bene individuato quali fossero e dove albergassero i nemici della Chiesa e della dignità dell’uomo. Nella prefazione a un libro di Guzman Carriquiry Lecour, amico dell’allora arcivescovo di Buenos Aires e del filosofo uruguayano Methol Ferré, nel 2011 Bergoglio scriveva: <L’ateismo edonista e i suoi supplementi d’anima neo-gnostici sono diventati cultura dominante, con proiezione e diffusione globali. Costituiscono l’atmosfera del tempo in cui viviamo, il nuovo oppio del popolo. Il pensiero unico, oltre ad essere socialmente e politicamente totalitario, ha struttu- re gnostiche: non è umano, ripropone le diverse forme di razionalismo assolutista con le quali si esprime l’edonismo nichilista de- scritto da Methol Ferré. Domina il teismo nebulizzato, un teismo diffuso, senza incarnazione storica; nel migliore dei casi, creatore dell’ecumenismo massonico>”.
Un’analisi limpida; ma purtroppo, sottolinea Mazza, “Non se ne vedono segnali” nella predicazione di papa Francesco, “Non si palesano nel silenzio quasi rassegnato su quei valori irrinunciabili che ovunque sono stati mortificati e sostituiti da normative che legittimano aborto, eutanasia e matrimoni tra persone del- lo stesso sesso”.
Tanti sono i problemi nati, fatti nascere, in questi cinque anni. E se c’è chi indica nel “cerchio magico” che circonda il papa i responsabili di tanti problemi, secondo Mauro Mazza “è lo stesso pontefice a essere sceneggiatore, regista e attore protagonista. Bergoglio in persona ha scelto di non incarnare il papa della ritrovata unità e del rilancio del cattolicesimo, bensì di caratterizzare la sua stagione al vertice della Chiesa con un susseguirsi di scosse telluriche che, a osservare le conseguenze, non hanno prodotto effetti positivi – conversioni, ripresa delle vocazioni sacerdotali, ritorno dei fedeli alle funzioni religiose – ma hanno moltiplicato confusione, delusione, sconcerto, distacco, disamore”.
Uno dei grandi punti di dibattito, nella Chiesa e sui social, è se realmente nella Chiesa ci sia confusione, crisi e disaccordo; e a chi vada attribuita la responsabilità di questa situazione. L’opinione di Mazza è nitida, e, a nostro parere, più che condivisibile: “È sempre più evidente che il cattolicesimo sta vivendo una delle crisi più drammatiche. Chi credeva che il punto di maggiore smarrimento si fosse toccato con le clamorose dimissioni di papa Ratzinger nel febbraio 2013, si è dovuto ricredere. Il suo successore non solo non ha invertito la china, ma ha aggiunto divisioni a divisioni, polemica a polemica, confusione a confusione. Mai era accaduto che un gruppo di cardinali, principi della Chiesa, in assenza di risposte da parte del papa, si sentisse costretto a rendere pubblici i propri dubia. È ormai difficile tenere il conto di tutte le lettere e gli appelli, singoli o di gruppi, con la richiesta accorata che si sgomberi il campo da ambiguità, foriere di pericolose confusioni dottrinali e pastorali”.
Ma purtroppo la risposta a tutte queste domande, appelli, sollecitazioni è il silenzio; o attacchi da parte delle guardie del corpo mediatiche del sovrano. “In luogo delle riforme, si assiste a un arroccamento difensivo, con un vertice chiuso a riccio su se stesso, sordo a ogni richiesta di chiarimento e di correzione”.
Il libro tocca tutti i principali temi caldi di questi anni, nazionali e internazionali; e naturalmente non può mancare quello dell’immigrazionismo. “Per Bergoglio, essere diventato di fatto, leader politico del mainstream globale, vessillifero dell’ideologia immigrazionista, somiglia molto a un eccellente biglietto da visita per il conferimento di un prossimo premio Nobel per la pace…”. Ma l’autore sottolinea, giustamente, che l’immigrazionismo del pontefice trascura troppi elementi. Tanto da fargli azzardare un paragone interessante: “Inforcando per un attimo gli occhiali italiani e prendendo il nostro cortile di casa come parametro, una simile sordità alla realtà delle cose consente di azzardare una singolare similitudine tra papa Bergoglio e Matteo Renzi. Tutti e due ‘uomini soli al comando’ che, di tanto in tanto, hanno pensato di poter essere sciolti da ogni vincolo o regola, insomma ex legibus soluti. E, convinti di avere dalla loro la maggioranza (della Chiesa o degli italiani) hanno giocato d’azzardo”.
Il risultato: “In tempi dominati dai media, è molto grave non prestare ascolto a quanti consigliano prudenza e invitano a non confondere l’applauso dei chierici, sia pure molto influenti, con il consenso del popolo…Bergoglio forse ha ritenuto di godere ancora del vasto consenso popolare che ne accompagnò l’esordio e i primi tempi di pontificato. Non è più così. Anche evitando di emettere giudizi osservando piazza San Pietro semivuota, con un numero decrescente di fedeli presenti alle benedizioni papali (o gli indici di ascolto televisivi, ogni volta più bassi, nelle occasioni di cerimonie solenni) la realtà è molto mutata rispetto al 2013. E un bagno di sano realismo dovrebbe consigliare un cambio di rotta, urgente e visibile, senza ulteriori margini di ambiguità”.
Questo è un augurio ben condivisibile. Anche se temiamo che resterà inascoltato.
Pubblichiamo, qui di seguito, l’introduzione al libro.
PERCHÉ ADESSO
Anche gli storici della Chiesa faticano a individuare un pontificato contestato e discusso così apertamente come l’attuale. I papi del Concilio Vaticano II, Roncalli e Montini, furono accusati di aver bruciato quasi due millenni di storia e di magistero in nome dell’abbraccio con la modernità; di aver contratto il pericoloso morbo che i loro predecessori avevano contrastato e condannato; di aver introdotto nella messa ele- menti e sapori propri dell’eresia luterana; di avere rinnegato il latino, lingua universale della Chiesa, per fare spazio a mo- menti assembleari e canzonette rock. Ma quella fu una contestazione delimitata culturalmente, espressione di un cattolice- simo tradizionalista e conservatore, che produsse uno scisma ad opera del vescovo di Ecòne, Marcel Lefebvre e partorì, dal suo seno, anche un’ulteriore mini-scissione, detta sedevacanti- smo, così denominato perché i suoi esponenti considerano ille- gittimi tutti i pontefici che, dopo il Concilio, si sono succeduti sulla cattedra di Pietro.
Oggi è diverso: per le dimensioni non più marginali assun- te dalla contestazione anti-Bergoglio (cardinali, vescovi, teologi, sacerdoti, gruppi di fedeli) e per i contenuti del dissenso. L’opposizione si esprime con toni variegati e con motivazioni diverse. Nasce da ambienti non completamente riconducibili al fronte conservatore. Quali le principali contestazioni al papa argentino? È accusato di aver creato confusione nella dottrina e nei sacramenti – con due sinodi dei vescovi e con un’esortazione apostolica – in materia di comunione ai divorziati risposati. Gli attribuiscono la responsabilità di aver prodotto grave turbamento con quella sua domanda retorica “chi sono io per giudicare?” in tema di omosessualità.
È tacciato di migrazionismo, una sorta di ideologia che in- coraggia la migrazione di massa sottovalutando (ignorando o con piena consapevolezza) che un domani non di là da venire, l’immigrazione fattasi invasione potrebbe cancellare l’identità dei popoli d’Europa e la civiltà un tempo cristiana. Gli contestano di avere rilanciato, praticamente fuori tempo massimo, la teologia della liberazione, negli anni Settanta sconfessata dalla Chiesa di Roma e ormai considerata inattuale anche nell’America Latina che l’aveva tenuta in grembo nella stagione post-conciliare. Gli rimproverano di non aver saputo portare a termine nessuna delle riforme annunciate, di aver com- messo una serie di errori affidando grandi responsabilità a personaggi non meritevoli, puntualmente rivelatisi inadeguati, incapaci e, talvolta, corrotti. Imputano a Bergoglio anche di avere affidato dosi massicce di potere, in Vaticano, a esponenti di curia ambiziosi, intolleranti e vendicativi che hanno instaurato un insano clima di paura, sospetti e maldicenze. L’elenco potrebbe continuare. In questa ricerca saranno considerati anche altri temi che hanno suscitato allarme e perplessità, in- comprensioni e scontri, come la sconcertante, entusiastica par- tecipazione cattolica alle celebrazioni per i 500 anni dallo scisma di Martin Lutero.
Finora le risposte del papa e dei suoi collaboratori (risposte il più delle volte inesistenti o tardive) alle critiche ricevute, non sono state adeguate alla serietà dei rilievi e alle argomen- tazioni addotte. Anzi, hanno alimentato altra confusione. Ci sono state varie forme di intolleranza nei confronti di cardinali, vescovi e teologi maggiormente esposti, firmatari di docu- menti, dubia o suppliche. Si sono aggiunti danni ai danni. Pochi chiarimenti, molta acredine. Tante, troppe le rimozioni, e- purazioni, emarginazioni…. Pochissime le occasioni di chiarimento e rarissimi i tentativi di ricomposizione.
 Questo libro nasce anche dalla speranza che il tempo che resta all’attuale pontificato possa essere speso da papa Francesco per sottoporre a verifica quanto fatto finora e per apportare le necessarie correzioni. A me è parso di intravedere qualche primo, incoraggiante segnale in questo senso, sia pure accanto alla riproposizione di messaggi già ribaditi mille volte, nonostante riserve e perplessità ogni volta più estese.
Tra le motivazioni di questo studio ce n’è anche una stret- tamente personale, che credo giusto precisare in premessa. Appartengo alla categoria dei credenti divorziati e risposati. So bene cosa questo status significhi e comporti in rapporto alla Chiesa di cui mi sento parte e ai sacramenti cui non posso accostarmi. Mia moglie ed io, quando partecipiamo alla messa, sappiamo bene di non poter ricevere l’eucarestia. Per questo invochiamo in piena coscienza la preghiera “Signore, non sono degno di partecipare alla Tua mensa….”. E per questo, soprattutto, non aspettando nessuna svolta o speciale concessione in contrasto con Vangelo, magistero e dottrina, ci chiediamo perché mai papa Bergoglio abbia deciso di impegnarsi e di prodigarsi così tanto per consentire ai divorziati risposati, an- che in presenza di normali rapporti coniugali, di ricevere la comunione (forse, chissà, a certe condizioni, ma quali? Nulla è chiarito davvero). E perché mai abbia comunque operato una forzatura e provocato consapevolmente tante reazioni e riserve, dubbi e timori, spesso legittimi e pienamente motivati. Temo che anche questi miei dubia siano destinati a restare senza risposta.





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